Io considero il mondo per quello che è: un palcoscenico dove ognuno deve recitare la sua parte.
William Shakespeare
Io considero il mondo per quello che è: un palcoscenico dove ognuno deve recitare la sua parte.
William Shakespeare
Quando proposi la teoria della relatività, pochissimi mi capirono,
e anche quello che rivelerò a te ora,
perché tu lo trasmetta all’umanità,
si scontrerà con l’incomprensione e i pregiudizi del mondo.
Comunque ti chiedo che tu lo custodisca per
tutto il tempo necessario, anni, decenni,
fino a quando la società sarà progredita abbastanza
per accettare quel che ti spiego qui di seguito.
Vi è una forza estremamente potente per la quale
la Scienza finora non ha trovato una spiegazione formale.
È una forza che comprende e gestisce tutte le altre,
ed è anche dietro qualsiasi fenomeno
che opera nell’universo e che non è stato ancora individuato da noi.
Questa forza universale è l’Amore.
Quando gli scienziati erano alla ricerca di una teoria unificata dell’universo, dimenticarono la più invisibile
e potente delle forze.
L’amore è Luce, visto che illumina chi lo dà e chi lo riceve.
L’amore è Gravità, perché fa in modo
che alcune persone si sentano attratte da altre.
L’amore è Potenza, perché moltiplica
il meglio che è in noi, e permette che l’umanità
non si estingua nel suo cieco egoismo.
L’amore svela e rivela. Per amore si vive e si muore.
Questa forza spiega il tutto e
dà un senso maiuscolo alla vita.
Questa è la variabile che abbiamo ignorato per troppo tempo,
forse perché l’amore ci fa paura,
visto che è l’unica energia dell’universo che l’uomo
non ha imparato a manovrare a suo piacimento.
Per dare visibilità all’amore, ho fatto una semplice
sostituzione nella mia più celebre equazione.
Se invece di E = mc2 accettiamo che l’energia per guarire il mondo
può essere ottenuta attraverso
l’amore moltiplicato per la velocità della luce al quadrato,
giungeremo alla conclusione che l’amore è
la forza più potente che esista, perché non ha limiti.
Dopo il fallimento dell’umanità nell’uso e il controllo
delle altre forze dell’universo,
che si sono rivolte contro di noi, è arrivato il momento
di nutrirci di un altro tipo di energia.
Se vogliamo che la nostra specie sopravviva,
se vogliamo trovare un significato alla vita,
se vogliamo salvare il mondo e ogni essere senziente che lo abita,
l’amore è l’unica e l’ultima risposta.
Forse non siamo ancora pronti per fabbricare una bomba d’amore,
un artefatto abbastanza potente da distruggere tutto l’odio,
l’egoismo e l’avidità che affliggono il pianeta.
Tuttavia, ogni individuo porta in sé un piccolo ma potente generatore d’amore la cui energia aspetta solo di essere rilasciata.
Quando impareremo a dare e ricevere questa energia universale, Lieserl cara,
vedremo come l’amore vince tutto,
trascende tutto e può tutto, perché l’amore è la quintessenza della vita.
Sono profondamente dispiaciuto di non averti potuto esprimere
ciò che contiene il mio cuore,
che per tutta la mia vita ha battuto silenziosamente per te.
Forse è troppo tardi per chiedere scusa, ma siccome il tempo è relativo,
ho bisogno di dirti che ti amo e che grazie a te sono arrivato all’ultima risposta.
Tuo padre Albert Einstein
Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, e non sono sicuro della prima.
Albert Einstein
Articolo originale di Angelo Ferrillo
La risposta non è da cercare nella battaglia tra professionisti e fotoamatori, anche perché oggi come oggi perdersi dietro questa faida fittizia, che come sempre sfocia in un’unica risposta, alla fine non da risposte. Una Partita Iva non fa di te un fotografo. Una volta poteva averne, oggi proprio no.
In realtà, le categorie sono due: i fotografi e quelli che scattano fotografie.
Senza andarci ad impelagare nella differenza tra fotografia ed immagine, che già più volte è stata affrontata e ancora oggi, chi non ne ha recepito la differenza, continua a chiamarle fotografie. Ecco, questo è il punto di partenza, il primo motivo, per cui non sarai mai un fotografo.
L’importante è essere coscienti di far parte di una categoria e non dell’altra.
Le cose possono cambiare, solo se lo vuoi e solo se viene fuori da una cascata di luoghi comuni nei quali probabilmente anche tu non credi veramente, ma qualcuno te li ha detti e tanti altri “non fotografi” la pensano come te, quindi diventa una verità. Nulla di più sbagliato.
Non sarai mai un fotografo se per te la tecnica non è importante, anche se a volte ti rifugi in regole dei terzi e sezioni auree difendendo a spada tratta l’orizzonte dritto. La tecnica alla fine si riduce in tre piccoli (ma fondamentali) elementi che fanno la fotografia veramente buona. E sono quei tre elementi che ti danno la possibilità di vedere la luce (e quindi poter continuare a vantarti di sapere che Fotografia significa “scrivere con la luce”).
Non sarai mai un fotografo se non sai comporre, ma allo stesso tempo non ti lasci andare alla lettura di una composizione che apparentemente è sbagliata ed invece contiene tanti elementi che non hai mai voluto conoscere e che ti farebbero ricredere su molte immagini.
Non sarai mai un fotografo se ogni volta che guardi un’immagine che non ti piace, anche se “buona” (ma non sai riconoscerla), sei sempre li a cercare un messaggio che non ti arriva e quindi c’è qualcosa alla base di sbagliato.
Non sarai mai un fotografo fino quando non ti renderai conto che le immagini non sempre hanno una struttura complessa alle spalle e non sempre qualcuno vuole dirti qualcosa. Magari vuole solo fartela vedere.
Non sarai mai un fotografo se la banalità di quello che realizzi non supererà mai gli ostacoli della conoscenza e continuerai a generare le stesse immagini le quali a loro volta generano altri N milioni di mancati fotografi.
Non sarai mai un fotografo se apprezzando (o valutando) un’immagine altrui ti destreggi muovendoti come un boa utilizzando nella stessa frase le parole “geometrie” e “messaggio” con la maestria di un incantatore di serpenti. Anche se non hai mai accarezzato nemmeno una lucertola da piccoli.
Non sarai mai un fotografo se l’approccio alla visione delle immagini altrui continuerà a basarsi su di un “io l’avrei fatta così” ponendoti quindi in maniera unilaterale (ma nel verso sbagliato) nei confronti di un’immagine realizzata in un certo modo da una certa persona che non l’ha fatta proprio come l’avresti fatta tu.
Non sarai mai un fotografo se entrando nel mondo della fotografia cercherai sempre a tutti i costi di essere diverso anche (e soprattutto) dai grandi autori, vedendolo come una mera copia e non come un insegnamento. Conoscendone tra l’altro veramente pochi, troppo pochi, da non sapere che in realtà quel qualcosa che cerchi di evitare di ripetere è stato comunque già realizzato altrove, da un fotografo.
Non sarai mai un fotografo se ti limiterai solo a trovare interessati le fotografie realizzate dai grandi autori, evitando di vedere la piccola esposizione del non autore, che proprio sotto casa tua sta nascendo e diventando un fotografo.
Non sarai mai un fotografo fino a quando l’attrezzatura sarà indispensabile al punto da limitarti non cercando di superare i suoi di limiti. Perché un’immagine non la fa l’attrezzatura.
Non sarai mai un fotografo fin quando farai differenza tra analogico e digitale credendo che la tecnologia ha messo da parte a poesia che può trasmettere la grana di una stampa che di poetico ha solo il tempo latente.
Non sarai mai un fotografo se la tua scelta sull’utilizzo del bianco e nero o del colore sarà fatta dopo e non prima aver realizzato lo scatto. Le immagini si pensano prima, non dopo.
Ora sta a te decidere se vorrai diventare un fotografo, facendo un piccolo sforzo, oppure vorrai rimanere un individuo che realizza immagini.
[Questo articolo non è rivolto a nessuno, oppure a tutti. In primis forse proprio a me]